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L’8 marzo segna la lunga strada dell’emancipazione femminile

L’8 marzo non è un giorno di festa, come spesso viene inteso, ma una celebrazione per tutte le donne del mondo che sono riuscite ad ottenere, dopo anni e anni di discriminazioni, di violenze e di lotte, i loro diritti in campo politico, economico e sociale. Questi in particolare sono il diritto al voto, all’uguaglianza sul lavoro, la parità tra i sessi, il diritto alla parola e a far valere le proprie idee, tutti riconoscimenti ottenuti grazie all’impegno di grandi donne del passato. Quindi questo giorno è importante perché ci aiuta a ricordare da dove veniamo e dove stiamo andando. La “Giornata Internazionale della donna” fu istituita ufficialmente negli Stati Uniti esattamente il 28 febbraio 1909, quando ad una delle conferenze del partito socialista di Chicago prese la parola la socialista Carime Brown, che era una ferma sostenitrice dei diritti delle donne e della loro liberazione dalla prevaricazione maschile. Essa affrontò principalmente l’argomento salario, poichè tutte le donne, insieme ai bambini, erano sottoposte a lavori e sforzi disumani, rinchiuse ore e ore nelle fabbriche e trattate come bestie per ricevere un salario bassissimo.

Nella stessa giornata si affrontò anche l’argomento del diritto al voto e delle discriminazioni sessuali, e Carime Brown chiese un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne. Nel 1910, per la prima volta nella storia, l’ottavo “Congresso Internazionale Socialista americano” istituì una giornata dedicata alle donne e successivamente anche in Europa, in stati come la Germania, l’Austria e la Svizzera, nacquero delle giornate analoghe. L’8 marzo del 1917, a San Pietroburgo, in Russia, le donne scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, durante la “Rivoluzione russa di febbraio”, e questa data fu ricordata come “Giornata Internazionale dell’Operaia”.

Le donne, in varie parti del mondo, hanno da allora combattuto per avere gli stessi diritti degli uomini, in qualsiasi campo, da quello politico per il diritto al voto, al lato economico, per la possibilità di svolgere gli stessi lavori ed avere la stessa retribuzione. Le idee delle donne finalmente venivano diffuse con slogan, comizi e cartelli che venivano mostrati durante le manifestazioni. Durante la prima guerra mondiale molte ebbero la possibilità di dimostrare a tutti quanto valessero: gli uomini partivano per la guerra e loro, rimboccandosi le maniche, dovettero occuparsi di tutto quello di cui prima si occupavano i propri padri, fratelli o mariti. Con il passare del tempo, così, qualcosa per le donne inizia a cambiare, e nel 1920 si arriva in Gran Bretagna al suffragio universale, che però in Italia arriva solo alla fine della seconda guerra mondiale, esattamente il 2 giugno 1946, quando il voto fu esteso a donne e uomini con più di 21 anni. L’8 marzo del 1946, per la prima volta, l’Italia ricorda la “Festa della donna”, una donna che ha lottato e ha sudato per far valere i propri principi e i propri diritti e sceglie la mimosa come simbolo della ricorrenza, un auspicio che indica uno stato di prosperità e fioritura dello stato e dell’essere donna a tutto tondo: figlia, moglie, mamma e lavoratrice. Sono state del resto molte le donne che, nel corso della storia, hanno dovuto affrontare l’ostilità del mondo per far valere le proprie idee e per dimostrare le proprie capacità, non da meno di quelle degli uomini.

Donne come Maria Montessori, che fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia; Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura; Nilde Iotti, politica italiana e prima presidente della Camera dei Deputati donna; Marie Curie, che vinse due premi Nobel per la fisica e la chimica, hanno fatto la storia. Oppure ricordiamo Samantha Cristoforetti, ingegnere e astronauta militare italiana, per molti mesi nello spazio, oppure Emma Castelnuovo, studiosa di matematica ideatrice della “geometria intuitiva”, oppure Luisa Spagnoli, fondatrice di due grandi aziende italiane, la Perugina e la “Luisa Spagnoli Moda”; e tante altre. Purtroppo, però, ancora oggi in varie parti del mondo le donne vivono discriminazioni, violenza e sfruttamento. A molte bambine è vietato il diritto all’istruzione, a molte donne di affermare la propria identità, e si moltiplicano le disuguaglianze.

malala yousafzai

Sicuramente un esempio di coraggio, di speranza e di voglia di vincere a tutti i costi, è stato dato da una ragazzina pakistana, Malala Yousafzai che, colpita al volto con tre proiettili da alcuni talebani e condannata a morte perché colpevole di aver gridato al mondo la sua voglia e il suo amore per lo studio e l’istruzione, non muore, combatte e ce la fa. Nel 2014 vince il premio “World’s Children’s Prize” per i diritti dei bambini e lei, che proviene da un territorio dove è assente qualsiasi diritto, qualsiasi forma di libertà e grado di istruzione, grida a tutto il mondo che l’unico modo per abbattere le disuguaglianze, economiche e politiche, le uniche armi che ci permettono di arrivare ad un vero e proprio progresso, abbattendo qualsiasi tipo di barriera e grado di ignoranza, sono i nostri libri e le nostre penne. Perché solo con la conoscenza, con la cultura e con l’istruzione “un bambino, un insegnante, un libro e una penna” – come lei stessa afferma – sono in grado di cambiare un mondo malato e ispirare un progresso e una pace universale senza più disparità. Per concludere, festeggiare la donna oggi significa quindi rendere omaggio ai passi compiuti fino ad ora nella lunga strada dell’emancipazione femminile e riflettere sul percorso ancora da compiere.

 

Noemi Pelleriti

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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