venerdì, Marzo 29, 2024
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“Non c’è linguaggio senza inganno”

Una frase presa in prestito da Le Città Invisibili di Italo Calvino, ci serve per ragionare molto liberamente sui modi di iniziare e portare a termine una qualsiasi ricerca, con o senza l’ausilio della Rete ma, soprattutto, senza far danno a se stessi e agli altri.

Qualsiasi ricerca inizia dal web. Su internet c’è tutto!

Queste due asserzioni sembrano ormai leggi assolute. L’infinita disponibilità d’informazioni in Rete ha prodotto la comune convinzione che quanto è selezionabile su internet possa bastare a costruire una ricerca su ogni argomento, sebbene affermazioni iniziali prive spesso di basi critiche producano, nel quotidiano, mostri fuori controllo riciclati da soggetti anonimi in nuove rimodulazioni virtuali errate.

In realtà, per quelli che conoscono già in modo approfondito gli argomenti da trovare, il web può diventare una vera e propria gimkana tesa a scansare abbagli assoluti e banalità da copia-incolla, che s’impongono alla vista del ricercatore come degli iceberg sulla rotta del navigante.

L’antistorica e antitecnologica risposta a tutto ciò, può essere il ritorno alla certezza del titolo cartaceo?

In termini assoluti, senz’altro no. Innanzitutto perché il libro non è immune dal contagio delle banalità; in seconda battuta perché, dall’invenzione del motore di ricerca, è normale trovare in rete tutte le possibili novità, comprese le immagini, i filmati e quant’altro possa esserci a corredo dell’informazione primaria.

Di contro, però, neanche lo spazio infinito del web potrà includere dati di più lontana memoria, tuttora basilari in un percorso di studio, ma a volte introvabili persino sul mercato editoriale, magari per essere ormai fuori dai profitti di mercato o perché non ancora trasferiti in digitale.

Ovviamente ci sono pur sempre le biblioteche e un libro, si sa, ne attrarrà un altro ogni volta. Tuttavia, l’uso temporaneo di un volume o il suo possesso non rappresenta in sé la certezza del suo buon uso in una ricerca. Un libro dovrà comunque essere letto più volte e in condizioni mentali diverse; deve essere memorizzato, citato e, magari, selezionato nei dati necessari che, in futuro, si vorranno ritrovare. Proprio in quest’ultimo campo la Rete è, di certo, infinitamente più potente del cartaceo per cui ogni lettore, sui suoi libri, dovrà compensare da sé, con l’ingegnosità pratica, il limite d’uso della propria memoria: più che di un algoritmo dovrà servirsi, in definitiva, di un metodo.

Evidenziare le frasi importanti è il più consolidato, magari con l’ausilio di note a margine; qualcuno usa il punto esclamativo e l’interrogativo su affermazioni o dubbi rilevanti. C’è chi aggiunge delle frecce o, come il sottoscritto, il disegno di un occhio, quale espediente grafico per richiamare l’attenzione su parti precise; il tutto – è ovvio – rigorosamente, a matita. Può bastare o servirebbe dell’altro? C’è un modo diverso per riattivare su un libro, in tempi successivi alla lettura, i dati che interessano la nostra ricerca? Certamente sì! Anzi, più di uno poiché quanto qui proposto è del tutto soggettivo, peraltro neanche tanto nuovo e non sempre utilizzabile.

L’idea è di avere un approccio sistematico al volume, evidenziandone con un testo a parte, magari con frasi a domanda e risposta, i concetti ritenuti più importanti ma anche le eventuali contraddizioni, gli svarioni o le superficialità di cui si è avuto riscontro. In definitiva, si dovrà redigere una vera e propria lettura critica commentata del libro. Ci vuole troppo tempo? Sicuramente sì; però, alla fine, è certo che ogni parola di quel testo, ci tornerà davvero utile per l’elaborazione del nostro percorso personale. Ricordiamoci sempre, però, che una lettura critica non è mai un’operazione singola; necessariamente avremo bisogno di una seconda o di una terza lettura per poterla trasformare finalmente in commentata.

La prima lettura sarà, infatti, utile a evidenziare, con gli strumenti pratici citati, gli argomenti importanti e le definizioni fondamentali; a fissare le affermazioni contraddittorie, i dubbi e le domande. Diventerà però commentata soltanto con l’intervento del lettore-ricercatore, che dovrà per forza trasformarsi in seguito, anche in redattore. Con il linguaggio del web ciò potrebbe definirsi un’operazione interattiva. In effetti, il risultato necessario è proprio la redazione di un testo a parte, sviluppato sugli argomenti importanti, rilevabili per ogni pagina. Attenzione, però; non dovremo fare un riassunto di antica memoria, ma portare a termine una vera e propria indagine, quasi poliziesca se è il caso. Il lettore attento, entrando in profondità, dovrà dedurre comunque le sue opinioni rispetto al volume da cui è partito.

Il fine ultimo potrebbe essere, persino, l’accantonamento fisico dell’originale dopo la sua ricomposizione nel nuovo testo, divenuto da quel momento l’unico magazzino di concetti da cui attingere per la propria ricerca (a parte, ovviamente, le citazioni). Come detto, ciò prenderà molto tempo; a volte troppo, tanto da allontanare gli animi di più svelta formazione dall’approfondimento della terminologia e dalla consecutio dei dati logici. Personalmente, però, parteggio ancora per la forza della parola e per il tempo speso nel giusto pensiero d’elaborazione. Inoltre, poiché sul web affermazioni senza fonte né gloria vagano incessantemente in cerca di cacciatori di copia-incolla, consiglio sempre di guardare alla storia culturale e alla provenienza geografica degli autori dei testi ritrovati, ma anche quanta e quale parte abbia avuto, in loro, il tema che vorremmo trattare.

Resta fuor di dubbio, comunque, l’assunto ormai imprescindibile da cui siamo partiti: qualsiasi ricerca comincia dal web. Perciò, di là dal fatto che cinque, dieci o molti più libri debbano essere necessariamente conosciuti da chi voglia iniziare una ricerca degna di considerazione su qualsiasi tema, è pur vero che uno dei primi dati che apparirà alla vista, per la maggior parte delle persone, sarà quello fornito dalla Rete, anzi – su tutti – quello dell’Enciclopedia Libera. Nell’infinito mare del web, però, capita che informazioni parziali o estemporanee diventino affermazioni di fatto. Il rischio evidente è che la Rete schiacci sullo stesso livello dati di provenienza diversa e punti di vista opposti, che si confonda il pettegolezzo con il dato storico accertato, il fatto importante con il secondario; il tutto in una visione riassuntiva, più adatta a un resoconto da compilation balneare che a una ricerca dedicata alla divulgazione scientifica o alla scoperta.

Posto che per lavorare al meglio è giusto (e ormai normale) avere lo smartphone da un lato del computer e i libri dall’altro, la conclusione di questo scritto arriverà da sola e, certamente, può sembrare banale: in ogni percorso di ricerca non si dovrà mai essere né chiusi ma neanche troppo avventati nell’acquisizione di qualsiasi informazione. Anche i dati consolidati avranno necessità di un successivo confronto e andranno ogni volta collocati nel loro tempo storico; ogni narrazione deriverà dal punto di osservazione dei diversi autori; l’emozione dovrà essere sempre associata al rigore di metodo; ogni linguaggio, come suggerisce Calvino, può nascondere un inganno, per abbagli scientifici o convenienze di vario genere, che in quel momento sconosciamo. Il virtuale e la Rete non sono la risposta a tutto ma dal “vecchio” non deriva necessariamente la verità; nelle pieghe del ragionamento più corretto si può sempre trovare l’errore.

 

Anche in questo breve testo sono stati commessi degli errori. Alcuni volontari.

 

Francesco Galletta

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