venerdì, Marzo 29, 2024
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LA VITA E’ BELLA

Il cineforum della nostra scuola

Alla fine degli anni ’30 due amici, Guido e Ferruccio, decisero di andare a lavorare in città. Durante il viaggio i freni della macchina si ruppero e finirono in una grande campagna. Mentre Ferruccio sistemava i freni, Guido andò a lavarsi le mani in una cascina dove incontrò una ragazza di nome Dora. Siccome Dora ‘’cadde dal cielo’’, lui la salutò dicendole: “Buongiorno Principessa!”. Guido se ne innamorò a prima vista. I due si rividero in città perché, visto che senza volerlo aveva rotto le uova in testa all’assessore comunale, doveva scappare e questa volta fu lui a cadere addosso a lei. Guido, per incontrare Dora che faceva la maestra, fa finta di essere l’ispettore che doveva arrivare da Roma a spiegare agli alunni della scuola del paese le caratteristiche della ‘’razza ariana’’, e riesce così a rivederla.

Una volta l’attende sotto un temporale all’uscita dell’opera e, facendo finta di essere il suo fidanzato, la fa salire in macchina e trascorrono così una serata insieme. Ormai completamente innamorato di Dora, Guido continua a fare il cameriere al Grand’Hotel in attesa di aprire una libreria in città. Durante una serata, Rodolfo, il segretario comunale, annunciò il suo fidanzamento con Dora in un gran ballo lasciando Guido stupefatto e sconvolto. Senza darsi per vinto Guido cerca il modo di conquistare la donna amata, soffiandola al fidanzato di cui lei non è innamorata. Guido entrò nella sala dove Dora e Rodolfo annunciavano il loro matrimonio ed in groppa al cavallo dello zio ebreo, che alcuni razzisti avevano dipinto di verde con scritte antisemite, si piazzò davanti al tavolo dei fidanzati. Gli ospiti erano stupefatti. Guido la invitò a salire sul cavallo, lei accettò, salì sul tavolo ed andò via con lui.

I due misero su famiglia e diedero alla luce Giosuè. L’Italia era in piena Guerra mondiale ed il clima politico fascista era intollerabile. Un giorno mentre padre e figlio si dirigevano verso la libreria, Giosuè chiese al Babbo perché un negozio vietava l’entrata ai cani ed agli ebrei. Guido per sdrammatizzare la realtà gli rispose dicendo che ogni persona a casa sua fa quello che vuole. Il giorno del compleanno di Giosuè, mentre la madre si era allontanata per andare a prendere la nonna, i nazisti portarono via il padre e il figlioletto. Cominciò così il viaggio sul treno verso i campi di concentramento nazisti per Guido, Giosuè e per lo zio che morirà nella camera a gas. Per non abbandonare la sua famiglia, Dora decise di salire sul treno della morte. Alla fine del viaggio, padre e figlio vennero portati nello stanzone dei detenuti giovani ai quali spettavano i lavori pesanti.

Lo zio Eliseo, invece, viene subito indirizzato, insieme ad altri anziani, verso la camera a gas, in quanto ritenuto troppo vecchio per lavorare in maniera proficua. Guido, nel frattempo, cerca di nascondere a Giosuè la realtà terribile che li sta assalendo, e fin da quando sono saliti sul treno gli ha raccontato che stanno tutti prendendo parte a un enorme gioco a premi, in cui il premio finale è rappresentato da un vero carro armato, per ottenere il quale, però, è necessario superare diverse prove.

Tragicamente divertente è la scena in cui Guido si erge a interprete di un soldato tedesco per spiegare ai prigionieri le regole del campo.

I giorni passano, e Giosuè cerca di rispettare tutte le regole: tra queste, c’è l’obbligo di rimanere nella camera in cui lui e suo padre dormono e non farsi vedere da nessuno (una regola inventata da Guido per evitare, naturalmente, che il bimbo venga trovato dai soldati tedeschi e condotto in una camera a gas). Nel corso di una selezione, poi, Guido riconosce il medico tedesco con cui aveva fatto amicizia nel Grand’Hotel, è che ormai è stato nominato capitano delle SS: il suo compito è di decidere chi tra le persone del campo può continuare a lavorare e chi invece deve essere condotto a morire.

Guido viene riconosciuto dal medico, che lo salva dalla camera a gas e gli permette di fare il cameriere per servire gli ufficiali nazisti a cena; a differenza di quello che pensava inizialmente, però, Guido (che con un abile stratagemma riesce anche a far mangiare Giosuè insieme con i figli degli ufficiali tedeschi) non è stato salvato dal medico per riconoscenza nei suoi confronti, ma solamente per aiutarlo a risolvere un indovinello che non riesce a portare a termine e che lo fa disperare da tempo.

Al termine della cena, Guido si appresta a tornare nella baracca per dormire, ma, perso nella nebbia, si ritrova in prossimità di una enorme montagna di corpi senza vita, ormai poco più che scheletri, destinati a essere cremati.

Il film si conclude tragicamente: gli americani stanno per arrivare, e così, dopo aver fatto strage dei prigionieri, i soldati tedeschi si avviano a lasciare in tutta fretta il campo, e Guido ordina a Giosuè di giocare a nascondino, celandolo in una cabina e promettendogli che tornerà presto; l’uomo, tuttavia, viene scoperto da alcuni soldati mentre, mascherato da donna, è in cerca di Dora. Viene dunque ucciso.

La mattina successiva il lager viene liberato, e il piccolo Giosuè può finalmente uscire dalla cabina che lo aveva protetto per tutta la notte. Un soldato americano lo prende in braccio e lo porta con sé su un carro armato: proprio il premio che papà Guido gli aveva promesso. In spalla al soldato statunitense, Giosuè riconosce sua madre tra le donne liberate, e la abbraccia.

Poetico, tragico e divertente allo stesso tempo, “La vita è bella” è entrato nell’immaginario collettivo italiano come una delle opere più delicate in grado di raccontare l’Olocausto. La pellicola ha guadagnato in tutto il mondo quasi 229 milioni di dollari, diventando il quarto incasso nella storia del cinema italiano. Non solo: è il secondo film in lingua non inglese più visto negli Stati Uniti.

Oltre ai premi Oscar a Roberto Benigni (per il miglior film straniero e il migliore attore protagonista) e a Nicola Piovani (per la migliore colonna sonora), “La vita è bella” ha ricevuto anche le nomination per il miglior montaggio (Simona Paggi), per la migliore regia (Roberto Benigni), per la migliore sceneggiatura originale (Vincenzo Cerami e Roberto Benigni) e per il miglior film (Gianluigi Braschi e Elda Ferri). Tra i numerosi altri riconoscimenti ricevuti, vale la pena di segnalare il Premio Bafta per il migliore attore protagonista a Benigni, il Premio Goya come migliore film europeo, il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, cinque Nastri d’Argento e nove David di Donatello.

“La vita è bella” è stato trasmesso in televisione per la prima volta il 22 ottobre del 2001 su Rai 1, ottenendo un ascolto di 16 milioni e 80 mila spettatori: si tratta del dato più alto mai conquistato da un film trasmesso sul piccolo schermo nel nostro Paese.

Personaggi

Guido Orefice, Giousé Orefice, Dora, Eliseo Orefice, Dottor Lessing, Laura, Ferruccio Papini, Prefetto, Ufficiale stazioncina, Governante di Dora, Soldato Americano, Caporale Tedesco, Ausiliaria Tedesca, Portiere del Grand Hotel, Soldato Tedesco.

Spazio e Tempo

Arezzo, location del film Villa Masini a Montevarchi, Piazza Grande.

 

Regista

Roberto Benigni

Anno

1997

Attori principali

Roberto Benigni, Giorgio Cantarini, Nicoletta Braschi, Giustino Durano, Horst Buchholz, Marisa Paredes, Sergio Bustric, Gli Baroni, Richard Sammel, Gina Rovere, Aaron Craig, Hammes Hellmann, Verena Buratti, Andrea Tidona, Dirk Van Den Berg.

ALESSIA IMPALLOMENI 3B

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