giovedì, Aprile 25, 2024
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STORIE DI NATALE

SOGNARE È UN DIRITTO

 

Era il 24 dicembre. Nella sua capanna Achim pensava al giorno che doveva arrivare…

Pensava a fiocchi dorati e colorati, pensava a pacchetti di svariate forme e dimensioni, pensava al sorriso stampato sul viso degli altri fortunati bambini…

Pensava a cosa avrebbe dato per vivere, almeno una volta nella vita, quella gioia infinita, quello stupore natalizio, quella sensazione di appartenenza che ti fa sentire sicuro e protetto; quella meravigliosa percezione di avere qualcuno di cui fidarsi e, sentire intorno, l’odore della carta da regalo, della fragranza dei biscotti che arriva alle narici e ti trascina delicatamente alla tavola imbandita, tra gli sguardi festosi dei parenti che ti fanno capire che quel banchetto è anche per te e che puoi prendere da mangiare tutto quello che vuoi.

Achim era un bambino indiano, terra conosciuta per la grande povertà. Aveva solo otto anni e viveva in un paesino meridionale dell’India con il padre e due fratellini di quattro e due anni. La madre era morta qualche anno prima, uccisa da una rara malattia.

Quel 24 dicembre nel paesino pioveva…

Achim si svegliò alle sei del mattino e si rattristò subito quando il padre, forzatamente, lo portò alla bottega di famiglia: sembrava avesse bevuto e, durante il viaggio verso il piccolo emporio, aveva cominciato ad insultarlo con una voce così fastidiosa da sembrare infuocata agli occhi del bambino.

Da quando sua madre era morta il padre non era più lo stesso, si assentava lunghe ore da casa e anche dal lavoro, tornava spesso a tarda ora, barcollante e nervoso.

Appena arrivati alla bottega Achim cominciò a darsi da fare.

Quel giorno varcarono la porta guru, sceicchi, gente benestante, turisti… e uno strano signore inglese con una folta barba, occhi castani e un fisico robusto.

Lo strano signore guardò Achim con tenerezza e gli regalò un piccolo orsetto di Natale che portava sul capo un cappellino rosso abbellito da sfumature verdi e stelline bianche; il suo pelo era folto e scuro, aveva due bottoncini neri come occhi e un sorrisetto birbantello e allegro stampato sul viso, indossava un maglioncino di lana con sopra stampata una renna con accanto Babbo Natale.

Achim lo chiamò Cris, come abbreviazione di Christmas.

Quel pomeriggio tornò a casa con la gioia nel cuore, per quel regalo inaspettato in un giorno così importante!

Fuori nevicava ma, ad una certa ora, il padre lo costrinse ad uscire per racimolare qualche soldo chiedendo l’elemosina. Qualche passante, vedendolo infreddolito, gli regalava qualche indumento ma lui, tornato a casa, spesso si toglieva di dosso ogni cosa per coprire i suoi fratellini.

Nevicava ancora quando Achim percorse la strada di ritorno.

Vi arrivò infreddolito e stanco, stava per chiudere la porta quando, sporgendo la testa al di là della capanna, vide una luce intensa…abbagliante. Non appena riuscì ad aprire gli occhi sentì una creatura con delle lunghe corna leccargli il viso, accanto ad essa c’era un vecchio e grosso uomo dalla barba   bianca sulla quale spiccavano due occhi neri e vispi. Vestiva di rosso e indossava un cappello a punta. Dietro di lui piccoli omini verdi e bassi.

Non credeva ai suoi occhi…BABBO NATALE! ERA PROPRIO LUI!

Poi pensò tra sé:” Impossibile…io non sto vivendo un sogno… e queste cose succedono solo lì.”

Lo distolse dai suoi pensieri la voce dell’uomo che, con una faccia sorridente, gli chiese: -Achim, vuoi diventare mio aiutante per questa notte? Devo portare i regali a tutti i bambini del mondo in una sola notte!

Achim pensò che suo padre si sarebbe arrabbiato se non lo avesse trovato in casa e che non poteva lasciare da soli i suoi fratellini: erano troppo piccoli…

Babbo Natale lo accarezzò dicendo: – Achim, non preoccuparti, lascerò degli elfi a tenere compagnia ai tuoi fratellini.

L’anima e il corpo di Achim esplosero di gioia! I suoi occhi si illuminarono: avrebbe potuto vivere il suo sogno!

Ma sapeva che era solo per una notte e, nel pensarlo, abbassò il capo…i suoi occhi persero ogni luce. Babbo Natale lo guardò e gli sorrise… i loro sguardi si incrociarono…

Un’occasione simile non gli sarebbe capitata due volte nella vita! Il sogno di incontrare Babbo Natale si stava realizzando: la magia del Natale era lì, tra le sue mani.

Fu così che salì sulla slitta ancora frastornato e stupefatto. Mentre la slitta si allontanava guardò, per un istante, il suo orsetto. Era rimasto lì a terra, sul terriccio della sua capanna…

Il silenzio venne rotto da un improvviso comando, Babbo Natale tirò le redini e la slitta cominciò a sfrecciare felice nel cielo. Si fermò sul tetto di una casa appartenente ad una famiglia bulgara.

Il comignolo era stretto ma Achim, anche se titubante e a fatica, vi si calò lo stesso. Appena dentro osservò attentamente la casa addobbata per la festa e osservò il gigantesco albero di natale. Rimase stupefatto davanti a quella visione! Era trepidante, scosso dall’emozione: due grossi lacrimoni gli solcarono il viso. In un solo attimo tutta la sua breve vita gli passò davanti, in ogni pallina, in ogni luccichio, ne vedeva una parte. Ma Achim era molto buono, si asciugò in fretta le lacrime e sorrise pensando alla felicità di quei bambini che l’indomani avrebbero trovato i regali sotto l’albero. Li lasciò lì e, velocemente, sgattaiolò fuori in silenzio. Doveva fare in fretta, c’erano ancora tante case in cui andare e tanti bimbi a spettare.

La notte sembrò volare ed era già ora di rientrare…

Durante il lungo viaggio non aveva mai smesso di guardare con gioia Babbo Natale…

Achim era estasiato, guardava tutto con occhi infantili, spensierati. In quel momento erano lontane le cattiverie subite, le paure, la tristezza, il senso di vuoto.

Guardò il cielo: aveva la sensazione che tutto il mondo lo stesse osservando… lo guardava come un figlio guarda il padre! Nei suoi occhi a mandorla si riflettevano le stelle.

Pensieri leggeri attraversarono la sua mente: quella era la sua fiaba, il suo lieto fine, il suo finale a sorpresa, la sua svolta.

Nel suo viaggio magico la cattiveria poteva solo assistere alla sua stessa fine, alla sua sconfitta…e il finale lasciava i bambini a bocca spalancata davanti alla meraviglia della nuova vita.

Prima di tornare a casa Achim pensò di fare una sorpresa anche ai suoi amici: ad ognuno lasciò un piccolo dono e solo dopo rientrò.

Con movimenti lenti aprì la porta e non riuscì a credere ai suoi occhi. Dentro splendevano le luci variopinte di un bellissimo albero di natale, la tavola era imbandita con mille delizie!

Dall’albero proveniva l’odore della carta da regalo, dalla tavola il profumo dei biscotti…

Eccola lì, pulsante nel suo cuore, la gioia infinita, lo stupore natalizio, la sensazione di appartenenza, la meravigliosa percezione di avere qualcuno di cui fidarsi! Ancor più lentamente, mentre respirava intensamente i mille profumi che si diffondevano intorno dalla tavola imbandita, si avvicinò al suo orsetto e lo strinse a sé. Suo padre era lì, davanti a lui, stranamente sobrio, insieme ai suoi fratellini.

Achim sentì il bisogno di uscire fuori, non capiva perché…vi rimase per un tempo indefinito e, come richiamati da una dolce musica, poco per volta, si radunarono attorno a lui tutti i bambini del villaggio: erano lì, pieni di speranza, anche i più poveri, i più deboli.

Proprio in quel momento qualcuno toccò la spalla di Achim. Il piccolo si voltò…era sua madre…gli sorrideva. Achim le saltò in braccio e la strinse forte a sé e, per qualche istante fu avvolto da quella presenza rassicurante, unica…

Era il giorno di Natale pensò…e sorrise…era proprio vero che a Natale accadono i miracoli! Il suo era lì, davanti ai suoi occhi. Era tutto uguale e tutto diverso…ma da quel momento abbracciando il suo orsetto avrebbe avuto la certezza che i sogni vanno sempre assecondati.

 

Rosario Quattrocchi – classe VB – I.C. MILITI

Ins. Maria Grazia Alesci

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