sabato, Aprile 20, 2024
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William Shakespeare e la città di Messina: un mistero lungo quattrocento anni

Incredulità e curiosità sono state la spinta delle tante persone che hanno riempito il Salone delle Bandiere del comune di Messina in attesa di assistere alla preannunciata presentazione del libro su Shakespeare. E finora nulla di particolare, la figura dell’autore inglese è ben nota al grande pubblico per aver fatto sognare con le sue opere teatrali portate anche sul grande schermo. La meraviglia degli astanti si è rivelata quando l’autore del libro William Shakespeare e la città di Messina: un mistero lungo quattrocento anni, l’arch. Nino Principato, ha evidenziato la relazione tra il Bardo e la città di Messina. Le ipotesi sulle origini messinesi del drammaturgo nascono dalla relazione tra le opere del Rinascimento italiano e le opere di Shakespeare grazie alla mediazione di John Florio il quale sembra essere l’autore principale delle opere di Shakespeare.   Analizzando lo stile letterario di Florio e la sua importanza come uomo di lettere nel periodo e negli ambienti dove il misterioso Shakespeare ha operato, è risultata evidente la collaborazione attiva alla produzione delle opere del Bardo al punto da proporlo come l’unico e più credibile suo alter ego. È un’ipotesi su cui molti studiosi vedono l’italianità di Shakespeare. John Florio, (1553-1625), di origine italiana, raffinato linguista, traduttore e precettore della famiglia reale inglese scriveva i testi e Shakespeare li rielaborava e li metteva in scena come attore insieme alla sua compagnia. Tesi sostenuta da Saul Geverini, studioso di Shakespeare e ospite d’onore, il quale ha aggiunto di essere arrivato a sorprendenti conclusioni sulla misteriosa identità del drammaturgo inglese. Insieme ad altri studiosi hanno portato all’attenzione della critica letteraria l’importanza che J. Florio ebbe sulla produzione artistica di Shakespeare e al quale deve essere tributato il merito che gli spetta di diritto. Una presentazione che ha tenuta desta l’attenzione del pubblico, soprattutto quando l’arch. Principato ha illustrato e spiegato con foto dell’epoca i collegamenti tra Messina e il Bardo.

Nino Principato accoglie con entusiasmo qualche domanda.

Tanti i riferimenti con la città di Messina. Quali sono le resistenze da superare per ufficializzare questo lavoro e perchè nessuno l’ha scientificamente affrontato?

 Le resistenze sono soprattutto inglesi, degli eredi del conte di Penbrooke i quali non accettano che gli studiosi consultino tutte le opere (circa 340) che J. Florio aveva destinato al loro avo in qualità di protettore. Attraverso tali opere imbastiscono il grande e proficuo business attorno alla figura di Shakespeare. La mancanza di notizie biografiche di Shakespeare ha spinto gli studiosi a risolvere il giallo che ha origini antiche poiché del drammaturgo si hanno solo sei firme messe in calce non su opere teatrali ma su contratti, compravendite, acquisti e transazioni. Molti studiosi hanno tentato di risolvere il giallo chiedendo sia a T. Blaire sia alla Regina Elisabetta II di poter consultare le opere ma è stato sempre negato.

Stratford-upon-Avon è un luogo inglese, se volessimo collegare Shakespeare alla Sicilia o a Messina   quale sarebbe il luogo?

Il luogo dove nasce Michelangelo Florio, figlio di J. Florio, medico calvinista ebreo, che non fu espulso poiché i medici ebrei venivano tenuti in grande considerazione e non rientravano nella persecuzione. Si sa che è stato battezzato nella chiesa del Carmine non quella attuale, ma sorgeva vicino la Cattedrale, molto antica.  Ma sono evidenziati altri luoghi citati in “Tanto rumore per nulla”, dalla battaglia di Lepanto alla statua di Giovanni d’Austria.  Saul Geverini, studioso di Massa Carrara, ha approfondito il mistero che ruota attorno alla figura del drammaturgo inglese, incuriosendo la platea con riferimenti storici e, in modo confidenziale, ha risposto a qualche domanda.

Florio alter ego di Shakespeare. Ma se fosse il vero autore, come verrebbe presa tale notizia sia dall’Italia che dall’Inghilterra?

La notizia in Inghilterra non verrebbe presa in considerazione, direbbero impassibilmente no perchè affermano che nelle opere di William Shakespeare c’è scritto Shakespeare. A me non interessa se la prendono in considerazione o meno perchè, egoisticamente parlando, io sapendo, o almeno pensando, che il vero autore sia Florio, mi dà la possibilità di interpretare le opere di Shakespeare come non può essere interpretata in nessun’altra maniera. Se considero J. Florio come il vero alter ego di Shakespeare, considero la sua vita, le sue relazioni sociali, le sue capacità letterarie ne esce fuori un contesto che mi giustifica le cose che trovo nelle opere di Shakespeare. Un esempio: le opere venivano fatte in collaborazione per essere commerciali e molto velocemente, nei sonetti troviamo Shakespeare quasi puro. Peter Brooke, interprete del teatro inglese, sostiene che sono biografici. Si legge la presenza di Giordano Bruno il quale ha vissuto a stretto contatto con Florio, erano amici, confidenti. I testi di Shakespeare sono stati influenzati dalla mentalità di Giordano Bruno, attraverso ciò si trova la giustificazione che quella biografia appartiene solamente a J. Florio.

Perchè Florio non si è rivelato facendosi conoscere, in qualche maniera, quale vero autore delle opere di Shakespeare?

Perchè J. Florio era uno straniero italiano di origine ebraica, e verso gli stranieri c’era un’avversione totale in Inghilterra, tant’è che c’erano molti moti popolari contro gli stranieri fomentati anche da C. Marlowe, autore del Dott. Faust, lui stesso amico di Florio. Tutti gli stranieri hanno avuto problemi a Londra. Se lui avesse scritto nel cartellone “Molto rumore per nulla” di J. Florio, chi mai sarebbe andato a vederla a teatro?

Florio ha avuto una grande forza a lasciare che Shakespeare si attribuisse la paternità delle sue opere.

Non solo forza ma c’è anche la logica che sottende al suo Protestantesimo. J. Florio e G. Bruno erano aristocratici ma erano contro il sapere elitario delle università. Il Protestantesimo è nato come movimento di diffusione della cultura a livello popolare. Grazie ad esso è stata tradotta la Bibbia in volgare. Lo scopo era di diffondere la cultura a tutti, elevare la coscienza delle persone. Non era importante che chi portava cultura si ergesse a capo ma doveva essere uno dei tanti e se scriveva in forma anonima era ancora meglio.

E a noi, quanto importa sapere chi è l’autore reale? Ci soffermiamo sul nome o sulla bellezza delle opere?

 

Marina Piperissa

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Un pensiero su “William Shakespeare e la città di Messina: un mistero lungo quattrocento anni

  • Giulio Marra

    Queste idee sono state ampiamente presentate da Tassinari nel suo libro The Man Who Was Shakespeare, come mai non viene citato?

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