venerdì, Aprile 19, 2024
Comprensivo Foscolo Barcellona

Mettiamo fine al cyberbullismo parlandone

Mercoledì 13 novembre 2017 gli alunni delle classi terze della scuola secondaria “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto si sono recati nella sala biblioteca della scuola dove hanno potuto approfondire le loro conoscenze sul grave fenomeno del cyberbullismo grazie ad un incontro con la Polizia di Stato e un legale che si occupa di questo problema. A parlare loro e a delucidarli su quest’argomento sono stati l’ispettore Nunzio Zagara del Commissariato di Barcellona P.G. e l’avvocato Maria Rita Ielasi, presidente dell’associazione “Cammino”, che si occupa di tutela dei minori. Dopo aver fatto accomodare tutti, l’ispettore, con l’aiuto dei docenti, ha distribuito ai ragazzi tre cartoncini di colori diversi (rosso, giallo e verde) su cui erano disegnate delle faccine. Lo ha chiamato il “wifi-portatile” ed è servito a manifestare le sensazioni ed emozioni su quanto discusso, come dei veri emoticon. Successivamente l’ispettore Zagara ha iniziato a parlare precisando che il cyberbullismo è simile al bullismo, solo che avviene tramite gli schermi dei cellulari e i computer. In particolare si parla di cyberbullismo quando l’uso delle nuove tecnologie vengono usate “per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo o escludere le persone”. Dopo aver chiarito i caratteri del fenomeno, egli ha poi passato la parola all’avvocato Ielasi che ha spiegato che molte volte i cyberbulli sono quelli che hanno più problemi della vittima, che sono più deboli della stessa. Sono state inoltre mostrate delle immagini molto simpatiche con delle frasi, e una che mi è rimasta molto impressa raffigurava una chiave e un bullone. Nella vignetta c’era scritto che tutto si può “smontare”, anche il bullismo, parlandone con qualcuno, facendosi aiutare dai genitori. In seguito i due protagonisti dell’incontro hanno mostrato agli alunni dei filmati con scene di bullismo e cyberbullismo tratte da film molto noti. Il secondo a mio giudizio è stato molto significativo perchè verosimile per tutti gli adolescenti. Parlava di una ragazza che, appena tornata a casa, accende il computer e, navigando su un social, trova un video in cui la deridono pubblicato dalla sua migliore amica. La ragazza, allora, sconvolta, posta a sua volta un video in cui dice che non ce la fa più, lasciando intendere l’intenzione del suicidio. L’amica si accorge della pazzia che la vittima vuole compiere e, nel panico, corre a casa sua per fermarla avvertendo anche la madre. Per fortuna arrivano in tempo, ma purtroppo nella realtà non sempre è così. Quando le due ragazze vengono scortate in centrale e raccontano l’accaduto, la “cyberbulla” dichiara di essersi pentita ma rivela a tutti che a lei succede di peggio, quindi è una vittima a sua volta. Ciò mi ha fatto riflettere e capire che, molte volte, i bulli sono quasi sempre più deboli delle vittime, o vittime a loro volta. Dopo avere mostrato i video l’ispettore ha ripreso la parola e ha ricordato ai ragazzi che nessuno può sapere con chi parla realmente attraverso uno schermo, ci può essere chiunque e con intenzioni non sempre buone, così, dopo vari esempi e avendo raccomandato le misure essenziali di sicurezza della privacy per utilizzare i social, l’incontro si è concluso. E’ stata una giornata memorabile per me, che mi ha fatto capire che la vita non dobbiamo viverla attraverso uno schermo, perché quella non è vita, non è realtà. Ci saranno sempre persone che ci giudicheranno e che ci faranno del male, ma dobbiamo essere forti e, qualsiasi problema si presenti, non bisogna tenerlo per sè, ma raccontarlo, parlandone, cercando di farsi aiutare. E’ questo l’unico modo per difendersi e non farsi sopraffare.

Ilaria Genovese

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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