giovedì, Marzo 28, 2024
Il bello del Majorana

APPUNTI A SEI VOCI: CRONACA CORALE DI UN VIAGGIO D’ISTRUZIONE

Quando si viaggia con altri, ognuno costruisce per sé il proprio pezzo di cammino e qualche volta è bello raccontarselo reciprocamente. Noi ci abbiamo provato.

 

LUISA. Qualche mese fa la cara collega Daniela Le Grottaglie ci manifestò l’intenzione di proporre un viaggio d’istruzione con un tema preciso e un obiettivo ben chiaro: visitare i luoghi manzoniani, allo scopo di avvicinare i nostri allievi a un’opera che è pietra miliare della letteratura italiana e tappa basilare della nostra Storia. Ovviamente la proposta fu accolta con entusiasmo, consapevoli del fatto che avvicinare fisicamente i ragazzi a qualcosa che studiano e leggono ogni giorno, ma distante nel tempo e nello spazio, potesse dar loro la possibilità di eseguire un’operazione, che, oggi più di ieri, è essenziale per chi cura l’educazione e la formazione culturale, cioè renderne vivo e attivo l’approccio. Osservare i visi dei nostri allievi, curiosi e attenti alle parole delle guide che ci hanno accompagnato, disponibili a seguire le varie tappe del percorso, dal Museo di Villa Manzoni, alle viuzze di Pescarenico con il convento di Fra Cristoforo, fino alla montagna in cima alla quale sorgevano i resti del Castello dell’Innominato, ha emozionato tutti, indistintamente. Stimolare i ragazzi, rendere vivo il loro interesse, contribuire alla costruzione di esperienze culturali che accompagnino la loro crescita emotiva e intellettuale è ciò che abbiamo cercato di fare. Per questo ci siamo sentiti ricompensati, quando, stanchi dopo l’ultima tappa e in condizioni meteo non certo favorevoli, alcuni di loro ci hanno detto: “Prof. è stata un’esperienza che non dimenticheremo, siamo contenti di tutto quello che abbiamo visto e ascoltato!”

 

LUCIA. “Viaggiare resta sempre il miglior modo di apprendere”. Non è un modo di dire ma un fatto oggettivo, un’esperienza della mente e del cuore. Credo sia questa la sintesi del breve ma emozionante viaggio cominciato da “quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno” e terminato a Milano. Un percorso che, facendoci rivivere i luoghi dei Promessi Sposi, si è tramutato in una piacevolissima parentesi dell’anno scolastico in cui ho potuto riscoprire quant’è bella la compagnia di alunni e colleghi anche fuori dalla scuola, persone straordinarie che nella frenesia della vita quotidiana, soprattutto in un grande istituto come il nostro, non sempre riusciamo ad apprezzare. Importanti e interessanti tutti i luoghi visitati, anche se credo che l’emozione più forte l’abbia data il Castello dell’Innominato, raggiungibile solo dopo una bella camminata in salita. Impossibile non percepire la paura che la povera Lucia deve aver provato nel ritrovarsi in un luogo così isolato e dominante su tutta la vallata. Da lì abbiamo potuto ammirare un panorama mozzafiato, una cornice spettacolare con “Sua Maestà” il Lago di Como al centro. Selfie, foto e video, tutto è stato custodito in un book che ognuno di noi ha realizzato a proprio piacimento, a testimonianza di un viaggio che rimarrà per sempre nella memoria di alunni e docenti. “Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”, scrisse tanto tempo fa Edgar Allan Poe. E questo pensiero lo sottoscrivo in pieno!

 

FRANCA. Non era previsto che partissi per Milano. Sono subentrata in un secondo momento, ma sin dal primo istante in cui mi è stata prospettata l’idea, ho sentito il desiderio di prendere parte a questo viaggio, per svariati motivi. Sarei ritornata nei luoghi in cui ventisei anni fa era cominciata la mia vita da insegnante; avrei avuto la possibilità di scoprire in maniera diversa, dal punto di vista umano e non solo didattico, i miei allievi e infine, da neo docente della scuola, avrei potuto creare un’intesa con i nuovi colleghi “compagni di avventura”. Parlo di avventura perché ogni viaggio con gli studenti si può ritenere tale. Tante sono le responsabilità, molti i rischi e gli incidenti di percorso che possono capitare, ma altrettante sono le soddisfazioni che derivano dagli sguardi dei ragazzi, pieni di meraviglia per un mondo che sta oltre la loro normale quotidianità. E’ sicuramente un momento di crescita ed io mi sento felice, ogni volta, di averne fatto parte. Anche questo viaggio ha avuto degli imprevisti, ma le cose accadute hanno messo in luce la coesione tra i docenti, la capacità di collaborare e la creatività nell’individuare soluzioni per ogni problema che si presentava. Credo di potere dire, inoltre, che anche noi ci siamo “scoperti”, rivelando lati che, in altre situazioni e momenti, forse non sarebbero venuti fuori e ritengo, infine, che l’armonia creata nell’immediato porterà, in seguito, alla nascita di belle amicizie e di nuove proficue collaborazioni.

 

FRANCESCO G. Vivo spesso d’impressioni e la mia mente ragiona sempre per immagini. In un viaggio tutto può essere nuovo o, a volte, il già visto si mischia con la novità, rimescolando le emozioni precedenti. Ripescando alcuni flash dalla memoria finalmente decompressa, rivedo un muro bianco di neve senza tempo, infilzato da un treno rosso che scende a valle. Sono da solo in uno dei vagoni ad ascoltare il silenzio in maniche corte e finestrino abbassato. Rivedo le colonne romane di San Lorenzo a Milano, cercate cocciutamente e prese, che sarei arrivato fino in Darsena quel pomeriggio, se avessi potuto! Poi, il tavolo dei docenti a cena, con il vino a giro e tutti a ridere, piegati in due per un episodio della sera prima. Il nido d’aquila dell’Innominato: sempre più su, fino in cielo, senza sentire la fatica. Tutti noi, tra lo Sforzesco e il Duomo, che tagliavamo via Dante come una corrente fa col mare. Il gelato e il panino condivisi o le fragole primaverili mentre, lì fuori, Milano diluviava in grigio. Raccontare Brera, perché tra i dipinti della Pinacoteca mi sentivo tra i miei amici. Raccontare e sentirli ripetere che solo la scrittura giusta mi salverà, contro ogni destino. Infine, la Rondanini. L’ultima pietà di Michelangelo. Altissima. Non so se più antica o contemporanea, giovane o vecchia. Semplicemente lei “è”. È quell’incontrollabile emozione che conosco bene appena viene su a pelle. Quel brivido accidentale stemperato in un sorriso contento, quando un’alunna, all’uscita, mi chiama e dice: “Sa prof, quello lì, quello, il custode, ci ha fatto i complimenti per come siamo stati in silenzio ad ascoltare la guida turistica di fronte alla Pietà”.

 

FRANCESCO N. Siamo partiti in centouno con il treno da Milazzo, una domenica di fine aprile, sulle orme del Manzoni per visitare i luoghi di Renzo e Lucia. Noi docenti eravamo tristi alla partenza perché chi aveva proposto il viaggio, non poteva essere con noi. Centouno: novantacinque alunni e sei docenti. Siamo stati una squadra ben assortita, armata di buona volontà e ispirata dal Romanzo. Abbiamo percorso tutta l’Italia e calpestato la riva del lago di Como respirandone l’aria. Abbiamo scalato una montagna per goderci la posizione dominante dell’Innominato, percepito la presenza inquietante di don Rodrigo dentro le armature luccicanti e della monaca di Monza sotto la sua tunica bianca. In centouno abbiamo condiviso la nebbia e la pioggia di Milano, la neve e il freddo di Saint Moritz, il trenino rosso del Bernina e ancora: la stanchezza e il mancato riposo, il traffico della metropoli, le code all’ingresso dei musei, le lungaggini della burocrazia e gli inevitabili imprevisti. Quante emozioni insieme! In centouno abbiamo cercato fisicamente i Promessi Sposi: gli indizi erano giusti, ma non c’è stato nulla da fare. Delusi? No, perché in fondo sapevamo già che non li avremmo stanati. Ciò che invece abbiamo rintracciato è sicuramente l’Anima della nostra grande scuola, il Majorana. In centouno l’abbiamo trovata e tutti e centouno, gelosamente, d’ora in poi la custodiremo nel cuore per il resto dei giorni.

 

P.S. Giuseppe Trimboli, il nostro capogruppo, pur senza avventurarsi nella scrittura, ritenendosi in buone mani, ha condiviso spiritualmente tutte le emozioni espresse dagli altri. Ci è sembrato giusto includere, comunque, alla fine, anche la sua sesta voce, pur silenziosa. Per chiudere il cerchio.

 

Luisa Fonseca, Lucia Scolaro, Franca Cinnamella, Francesco Galletta, Francesco Nocifora

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