giovedì, Marzo 28, 2024
Comprensivo Milazzo 2

BULLO NON È BELLO

L’immagine del “bullo” che usa la violenza per imporre se stesso e la propria fragilità rovina la “bellezza” dell’infanzia e dell’adolescenza.

“Violentare” gli altri nella loro tranquilla quotidianità, renderli insicuri, paurosi, diffidenti e togliere ogni speranza o fiducia in se stessi e nel prossimo: questo è il miglior modo per rendere la vita priva di “bellezza”.

Oggi, sempre più spesso, sentiamo parlare di “bullismo”, di “atteggiamenti da bullo”, di “cyber-bullismo” addirittura (N.d.R. un atteggiamento offensivo e nocivo nei confronti di coetanei, usando i Social Network e il Web), non solo riferiti ad adolescenti o a giovani ragazzi e ragazze ma a bambini che, già dai 7 ai 14 anni, usano la violenza delle parole, dei gesti e delle azioni per affermare sé stessi, sentirsi importanti e sottomettere gli altri.

E fin qui il quadro che si delinea è drammatico, ma c’è qualcosa che lo rende ancore più triste e deprimente: il silenzio e l’indifferenza che spesso i coetanei riservano ai loro compagni o amici, vittime di bullismo. Sembra che si sia abituati a queste “brutture” e non si pensi a come questi episodi tolgano, a chi li subisce, il piacere di vivere e stare in compagnia.

Di chi è la colpa? Della nostra società che rifiuta la violenza ma solo a parole emarginando chi non si adegua alle proprie regole. Di un sistema di vita che esalta il gruppo e la legge del più forte. Di un mondo dove è vero solo ciò che appare in TV, dove i cartoni animati destinati ai bambini esaltano la violenza e dove i videogiochi hanno sostituito i rapporti tra coetanei. In essi la violenza gratuita è virtuale, ma reale nella mente di chi la pratica, fornendo un’illusione di potere e invincibilità. Tutto questo accade sin dall’infanzia e lo schermo diventa un sostituto di genitori e amicizie, togliendo e limitando la “bellezza” di quegli anni spensierati di giochi ed esperienze comuni.

Grazie a questi modelli negativi, il bullo, che è spesso fragile, talvolta sottoposto anche lui a violenze o semplicemente vuoto, solo e pieno di rabbia si impone sugli altri prendendo di mira chi è più debole ed indifeso, facendosi così “bello” davanti ad un gruppo che lo sostiene per vigliaccheria, ignoranza o timore. Così facendo si crea un clima di omertà, disagio e paura: sentimenti e atteggiamenti difficili da individuare e combattere.

Da qualche tempo si parla di educazione alla “bellezza” in tema di legalità, in tal senso conoscere e combattere il bullismo è affermare la legalità cioè la “bellezza” del rispetto e della tutela dei diritti di tutti, soprattutto dei più deboli e indifesi, in particolare in età, come l’infanzia e l’adolescenza, durante le quali subire tali comportamenti lascia ferite profonde, difficili da rimarginare. Solo in questo modo si può restituire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di vivere appropriatamente e con serenità la propria età. C’è qualcosa di più bello?

 

Davide Bauro

V A “Sacro Cuore”

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