giovedì, Aprile 18, 2024
Comprensivo San Filippo del Mela

Sulle ali della fantasia…

«Alcuni uomini vedono le cose per come sono e chiedono: “Perché?”
Io oso sognare cose che non sono mai state e dico: “Perché no?”».
(George Bernard Shaw)

C’è sempre tempo per una fiaba!

 

IL PRINCIPE DI DOLCELANDIA

Un giorno Alvin, un ragazzino di 11 anni, goloso di dolci, entrò in una pasticceria e con occhi indecisi guardò la vetrina colma di ogni leccornia.

Il commesso lo invitò ad assaggiarne qualcuna; Alvin allungò la mano e in men che non si dica venne catapultato in un mondo fantastico fatto di pan di spagna, crostate, dolcetti, alberi di gelatina, bastoncini di zucchero come lampioni. Perfino gli abitanti di quel mondo incredibile erano fatti di dolciumi.

Le guardie che videro Alvin, lo portarono dalla principessa di quello strano luogo, che gli raccontò che lui era il prescelto per salvare il suo regno dalla gang dei salatini che aveva ridotto i suoi sudditi in schiavitù, obbligando gli abitanti a mangiare tutto salato. La principessa promise ad Alvin una ricompensa e lui accettò.

La prima cosa da fare fu scovare il luogo dove erano nascoste le potenti armi dei nemici salatini. Grazie alla mappa consegnatagli dalla principessa, si mise sulle tracce di queste armamenti: uno scudo di zucchero filato, una spada di mela caramellata e un elmo di cioccolato fondente.

La principessa lo avvertì che per conquistare quelle tre armi doveva superare tre prove.

Ricevute queste indicazioni, Alvin fu munito di un cavallo di pan di zenzero con cui iniziò a cavalcare.

La prima arma da prendere era lo scudo di zucchero filato che si trovava al centro del labirinto di cristalli di caramello e dopo vari tentativi, visto che il suo corpo rimaneva aggrovigliato dai filamenti dello zucchero, riuscì a raggiungerlo.

Per la spada di mela caramellata dovette risolvere un difficilissimo indovinello, ma grazie alla sua intelligenza ci riuscì.

Infine per conquistare l’elmo di cioccolato fondente dovette sconfiggere un orso di caramella gommosa gigante.

Conquistate le tre armi, Alvin si avviò verso la fontana di cioccolato, luogo preferito dei salatini, lì sgominò la gang e la rinchiuse in una prigione di duro croccante alle mandorle.

Per ringraziarlo la principessa lo incoronò principe chiedendolo in sposo.

Alvin sentiva già troppo la mancanza di casa, così non accettò la proposta. A malincuore la principessa lo rispedì nel suo mondo.

Alvin era contento di aver liberato la città di Dolcelandia dai malvagi salatini!

DANIELE MAIO  CLASSE 1 A

ISTITUTO SECONDARIO DI PRIMO GRADO “ E. FERMI” SAN FILIPPO DEL MELA

 

“All’improvviso percepii dei rumori…”

Ricordo come se fosse ora! Desideravo solo giocare, andare fuori in giardino. La finestra aperta mi invitava ad uscire nel giardino variopinto e festoso di primavera. Le divisioni sul quaderno facevano su e giù…e ancora giù e su. Quanto avrei preferito una bacchetta magica!

All’ improvviso percepii dei rumori, guardai fuori dalla finestra: si intravedeva un temporale in arrivo. Mi appoggiai sul davanzale della mia cameretta e rimasi affascinata dalle goccioline che sbattevano con forza sul vetro. Inaspettatamente accade qualcosa d’inverosimile.

In lontananza nella penombra del cielo plumbeo. «Scorsi un maestoso castello. In cima alla torre più alta del castello, c’era un incantevole fanciullo di circa 11 anni. Non so come, ma sentivo che il suo nome era Mark.

Era un guerriero molto abile con l’arco; non era tanto alto, ma neanche basso, ed era agile e snello; aveva i capelli biondi corti e gli occhi azzurri come il mare, intenti a guardare con curiosità tutto ciò che accadeva intorno.

Osservava dall’alto, come un novello gigante Atlante, le cose rimpicciolite.

Ad un tratto qualcuno bussò all’austero portone della torre: era il servitore del re che lo avvisava che stava arrivando dalla foresta un esercito di folletti.

Il ragazzo corse giù come un fulmine. La sua armatura argentea brillava alla luce della luna. La pioggia bagnava la pelle candida della fronte, ma non ne aveva fastidio.

Ad un certo punto un folletto di nome Agrifoglio si avvicinò a Mark e disse che era venuto in pace. Cercava il suo aiuto per risolvere un oscuro dilemma. Gli alberi della foresta non sprigionavano più la loro luce variopinta come “cristalli di roccia”. Avevano perso intensità, così la radura… Il laghetto era diventato il posto preferito dei Goblin e dei Troll, sempre più ostili e minacciosi.

Il ragazzo accettò di aiutare i folletti e il più anziano e saggio tra loro gli consigliò di trovare il castello della perfida strega Amelia, era lì che si celava il mistero della luce scomparsa.

La mattina seguente Mark si mise in viaggio, attraversò la foresta e si rese conto di come realmente necessitasse il suo aiuto: era tutto distrutto e senza vita, alberi, foglie, animali impauriti che fuggivano.

Camminò a lungo, finché non arrivò al castello della perfida Amelia. Si prese di coraggio e dopo un sospiro entrò. Quando la porta si richiuse dietro di lui, vide un lungo salone, ma qualcosa non quadrava: i lampadari non scendevano dal soffitto, ma si sollevavano dal pavimento.

Un lungo tavolo, con solo due sedie all’estremità, era fissato al tetto… era tutto sottosopra! Guardandosi intorno capì che lì era tutto al contrario.

In seguito entrò nella sala della Regina, la strega si mostrò in tutta la sua cattiveria e come per magia il giovane sentì le gambe inchiodarsi al suolo: lo aveva imprigionato. Fortunatamente Mark aveva con sé il suo arco; fece appena in tempo a divincolarsi, prese una freccia dalla sua faretra e la scoccò, colpendo la strega in pieno petto. Questa barcollò e cadde in avanti, lanciò uno straziante grido e diventò fumo, che si dissolse nell’aria.

A quel punto tutto tornò alla normalità. Quando il fanciullo uscì dal castello vide in lontananza la foresta avvolta in un luccichio splendente, come le stelle in cielo. Il male era stato sconfitto!» Istantaneamente mi sentii cadere nel vuoto. Mi risvegliai sul mio soffice letto, a quel punto compresi che quella splendida avventura era stata solo un magnifico sogno. Il più bello che avessi mai fatto…

 

AURORA FOTI CLASSE 1 A

ISTITUTO SECONDARIO DI PRIMO GRADO “E. FERMI” SAN FILIPPO DEL MELA

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