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“U SIGNURI LONGU” a Castroreale …tra stupore e commozione. La Sicilia che ci appartiene.

“U Signuri longu” o Cristo lungo è una tradizione religiosa di Castroreale in onore del SS. Crocifisso (appunto in dialetto “U SIGNURI LONGU”) e occupa, sin dalla metà del XIX secolo, un posto principale, sia per la sua importanza religiosa, sia per la grande affluenza di pubblico, che giunge da tutte le parti a vedere “a vara” del SS. Crocifisso che ha la propria collocazione nell’altare maggiore della chiesa di S. Agata a Castroreale, dove viene venerato e custodito.

Questa festa ha inizio nel 1854, l’anno in cui una terribile epidemia di colera infierì sulla città di Messina, falciando nello spazio di appena due mesi, circa trentamila persone, tra cui anche tanti medici e farmacisti.

Quando iniziò a diffondersi alcuni messinesi cercarono di fuggire nelle campagne e nei paesi più vicini nella provincia. A Castroreale giunse fra gli altri la signora Giuseppina Vadalà, moglie del cittadino messinese Orazio Nicosia, che allora vi abitava per “ragioni d’impiego”. Orazio Nicosia pare fosse stato un valido combattente della lotta contro i Borboni, Giuseppina Vadalà apparteneva invece ad una famiglia di valorosi patrioti del Risorgimento messinese. Ebbero due figli Totò e Bianca. Appena giunta, la signora fu colpita dal “male” e la notizia, si diffuse rapidamente tra la popolazione, che fino a quel momento era ignara di tutto, e creò agitazione nelle famiglie. Si pensò di avere un aiuto divino, portando in processione il simulacro del Crocifisso venerato nella bella Chiesa di S. Agata. Era il 25 agosto, quando la processione giunse presso la casa, in cui abitava il signor Nicosia, questi, allontanandosi dal letto su cui giaceva la moglie ormai molto malata, quasi in fin di vita, e già assistita da un sacerdote, andò a inginocchiarsi e, volgendo gli occhi pieni di lacrime alla sacra immagine, ne implorò il miracolo. In quel momento sentì la voce della moglie, che ormai da qualche ora non parlava più, e corso al capezzale, la trovò seduta sul letto, come per magia, la trovò di nuovo in vita. Il Signor Nicosia donò al clero 20 onze perché le spendesse in onore del Crocifisso, anche se si pensa che in realtà siano state spese per i lavori di trasformazione della Chiesa di S. Agata. Era il 1857 e Giuseppina Vadalà, scampata trentenne al colera del 1854, visse fino alla veneranda età di novant’anni e morì a Santiago del Cile nel 1914, anno dello scoppio della prima guerra mondiale.

Questo miracolo “del 1854” fu memorabile e riempì di gioia tutti i cuori…

A partire da allora, il 25 agosto si festeggia il SS. Crocifisso, la cui celebrazione solenne ha sostituito nella devozione popolare le feste di S. Silvestro (31 dicembre) e dell’Assunzione (15 agosto).

La vara è costituita da un fercolo costruito con assi robuste sul quale viene inalberato e fissato con due perni d’acciaio, un palo sfaccettato e dipinto in nero, alla cui sommità è assicurata la croce del Crocifisso. Viene trasportato a spalla per vie che presentano pendenze, e tutto si basa su un sapiente gioco di equilibrio, reso possibile da pertiche di varia lunghezza che terminano con forcine di ferro, le quali trovando la presa sotto chiodi confitti nella faccia anteriore e posteriore del legno della croce, lo puntellano durante il percorso, sia in salita che in discesa.  Uno spettacolo emozionante che lascia i Castrensi e forestieri col fiato sospeso, bello da vedere l’inalberamento e l’abbassamento della croce altissima. Tutti devono essere coordinati nei movimenti e maneggiare con cura le forcine. Guai a sbagliare, è un lavoro di squadra, una squadra devotissima.  La croce inalberata raggiunge l’altezza di circa quattordici metri e supera tutti gli edifici, ad eccezione della Chiesa Madre, all’interno della quale, con la sua estremità superiore, sfiora quasi le travature del tetto della navata centrale. Un Pomo rappresenta poi l’Universo, con la fascia zodiacale e funge da nodo tra il punto di innesto della croce sull’asta. Il servizio della vara è particolarmente sentito a Castroreale e si tramanda da padre a figlio e nipote, di generazione in generazione, è un vero privilegio! I festeggiamenti durano tre giorni e si aprono il 23 pomeriggio con la traslazione del Crocifisso della chiesa S. Agata alla Chiesa Madre, dove rimane esposto al culto fino al pomeriggio del 25 successivo, quando viene solennemente riportato in processione alla sua chiesa.

Per la sua unicità, la processione costituisce l’attrazione principale.

Sono quelli dei festeggiamenti, i giorni in cui Castroreale diventa meta continua di visitatori, anche stranieri, attirati sul luogo dal sentimento religioso, ma anche dalla curiosità e dal carattere spettacolare della manifestazione.

La festa, unica nel suo genere, costituisce il legame più sentito dei Castrensi che vivono lontano da Castroreale, con la propria terra e con le proprie radici. Il bellissimo Borgo inserito tra i Borghi più belli d’Italia, vive in quei giorni, anche dal punto di vista economico, il suo momento più importante.

 

Zaira Lo Giudice I B

Istituto Comprensivo Primo Scuola media Garibaldi

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