giovedì, Marzo 28, 2024
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Allarme carbonchio bovino sui Nebrodi

La notizia del diffondersi del carbonchio bovino nell’area tra Randazzo, Maletto, Bronte e Maniace ha creato subito panico tra le aziende e i cittadini della zona. Dopo la morte di quindici capi di bestiame il sindaco di Randazzo, Michele Maio, ha dato l’allarme, emanando l’ordinanza n. 85 del 13 ottobre 2016 nella quale vengono vietati la macellazione, la vendita e l’acquisto di carne contaminata, viene regolarizzato il trattamento degli animali ammalati e vengono definiti i comportamenti da assumere nelle “zone infette a seguito di carbonchio ematico”.

bacillus_anthracis

Il carbonchio ematico (l’antrace) è un’infezione dal decorso molto rapido. Infatti i bovini affetti da questa patologia muoiono dopo appena 48 ore di spasmi atroci. Ne sono responsabili le spore del batterio Bacillus anthracis, Gram positivo, non mobile, che forma delle spore. Quando l’animale ingerisce o inala queste spore, il batterio ritorna in vita ed essuda una proteina che gli permette di penetrare la membrana cellulare dei globuli bianchi del sangue (macrofagi). Una volta all’interno del macrofago, il bacillo dell’antrace perde il guscio della spora nel quale stava racchiuso e inizia a moltiplicarsi in modo esplosivo e a diffondersi nel flusso sanguigno dove produce tossine con conseguente shock e morte per l’animale infettato. La malattia è caratterizzata da setticemia e coagulazione incompleta del sangue, con esito mortale. Una volta morto, l’animale viene decomposto da insetti e batteri, molti dei quali resistenti all’antrace. Quindi il batterio dell’antrace torna nel terreno e si trasforma di nuovo in spora, che può sopravvivere in natura per decenni, in attesa della prossima vittima.

carbonchio

“Dalle nostre parti non abbiamo avuto problemi, ma per sicurezza stiamo vaccinando tutti i nostri animali (ottomila quelli già immunizzati) per evitare che l’epidemia si allarghi. Nei piccoli allevamenti, dove non avviene la transumanza, non si sono verificati casi di carbonchio; quelli segnalati sono tra i grossi allevatori, che in inverno portano le mandrie verso la pianura e, in estate, sui monti.” Queste sono le parole di Antonino, un allevatore della contrada Flascio.

“I pericoli per l’uomo sono limitati, se si osservano le giuste precauzioni”, spiega Felice Belfiore, dirigente veterinario dell’Asp 3 Catania, distretto di Bronte. Infatti il rischio che gli esseri umani contraggano la malattia risultano essere minimi. Se si evita di toccare le carcasse dei bovini morti per infezione da carbonchio, e non si raccolgono funghi, verdure o altro in un raggio di almeno dieci-quindici metri dall’animale, il rischio di essere contagiati è pari a zero.

 Anna Maria Geraci e Selene Furnari – V B BS

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